DEMOCRAZIA AUTORITARIA

DEMOCRAZIA AUTORITARIA

Giustamente preoccupati per la situazione sanitaria, rischiamo di trascurare riflessioni di politica generale su fatti e tendenze che possono condizionare assai negativamente il nostro futuro dopo il Covid-19.

La fortuna nelle cose umane

Scrive Machiavelli su quanto possa la fortuna nelle cose umane e come occorra resisterle. La fortuna di Machiavelli non è la buona sorte ma l’occasione offerta dalla circostanza che con la virtù, cioè l’abilità, il Principe può trarre a suo vantaggio. Perché “La fortuna è donna ed è necessario, volendola tenere sotto, batterla e urtarla” (l’altezza dell’Autore assolve il misoginismo della citazione).

Oggi la sorte ha portato una fortuna: la pandemia e l’ha posta a disposizione di una parte assai agguerrita della politica europea e delle sue mosche cocchiere italiane, e questo ramo tenta il tutto per tutto per non lasciarsi sfilare l’occasione, anche prolungandola artificialmente, se del caso.

Un caso fortuito, cioè, che si è trasformato nella manna dal cielo per quella parte di politica e dottrina economiche che teorizzano la crisi irreversibile del modello di democrazia occidentale, e spingono verso una nuova organizzazione sociale autoritaria. Secondo costoro, la democrazia non può esistere nelle istituzioni politiche tradizionali, esiste solo nel mercato e solo se questo è governato da un potere finanziario illuminato, che orienta la produzione e quindi l’offerta e condiziona la domanda, cioè la soddisfazione materiale del consumatore realizzandola totalmente. Non quindi un mercato liberale in senso proprio perché libero in tutte le sue componenti e i suoi meccanismi, ma un mercato dominato dal potere finanziario. Come tale, in realtà, un non mercato, un far west in mano al Soros di turno.

Secondo costoro, è bene, dunque, per gli stessi cittadini/consumatori, che i singoli Stati perseguano questo obiettivo politico abbandonando l’illusione del così detto governo del popolo, per abbracciare una nuova prospettiva, che è poi tra le più antiche: il Governo dei pochi ottimati, i migliori, in questo caso i più ricchi. Illuminati che garantiscono a questo popolo minorenne la felicità materiale in cambio della libertà. Le libertà e i diritti fondamentali dei cittadini non sono valori in sé da tutelare, ma puramente funzionali agli interessi dello Stato. L’obiettivo politico finale è appunto una democrazia autoritaria, cioè un ossimoro inesistente.

Che squallore!

Nel 1792 Madison, poi IV Presidente degli Stati Uniti, scriveva che: “Non è il potere che garantisce la libertà, è la libertà che garantisce il potere”. Solo in una Nazione in cui i cittadini liberi liberamente attribuiscano il potere allo Stato, questo potrà svolgere le sue funzioni a solo favore dei cittadini e tutte le libertà coopereranno all’unisono per raggiungere la felicità. Recita la Costituzione americana: “Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati.”.

Al contrario, nello Stato vagheggiato da costoro è il potere che, ottriatamente, garantisce la libertà e lo fa non per rispetto ai Valori ma solo perché gli è conveniente e fino al punto in cui gli conviene per perseguire il suo modello. Lo Stato, in questa visione, persegue l’omologazione dei comportamenti anche sociali in vista di una società non di eguali, ma di replicanti sottomessi, di produttori e consumatori, non di liberi cittadini.

Il modello è ancora in fieri, ma è oggi che concretamente, soprattutto nella UE, lo si sta costruendo, anche ponendo gli Stati membri nelle opportune condizioni di difficoltà che garantiscano tale evoluzione. Vigiliamo, perché motus in fine velocior.

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Democrazia autoritaria Madison

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“Libertà va cercando ch’è si cara, come sa chi per lei vita rifiuta”
(Dante Alighieri - canto I vv. 70-72)
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