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L'UTILIZZO ANTIDEMOCRATICO DEGLI AIUTI EUROPEI - 05-08-2020
2020, LIBERO

L'UTILIZZO ANTIDEMOCRATICO DEGLI AIUTI EUROPEI - 05-08-2020

Pubblicato su Libero Quotidiano il 5 agosto 2020

Nel 1215 i baroni ribelli alla autorità dell'odiato re di Inghilterra, Giovanni "senza terra", lo costrinsero alla sottoscrizione della Magna Charta Libertatum, atto di nascita del­la democrazia parlamentare europea.

La prima tra le affermazioni di principio contenute nella Charta, dal 1215 fondanti la nostra democrazia occidentale, è il riconoscimento del diritto del "Parlamento" ad approvare preventivamente la imposizione fiscale e a condividere la scelte circa l'allocazione delle risorse conseguenti, oltre a vigilare successivamente sulla utilizzazione da parte del Re dei fondi così destinati.

Da allora la democrazia occidentale presuppone un Parlamento che codecida, con­trolli, vigili sull'uso delle risorse.

Il modello di democrazia liberale moderna, con il conseguente riconoscimento dei diritti e delle libertà civili, presuppone un percorso logico e filosofico che costituisce un fondamento del pensiero occidentale, vale a dire che la libertà è fruibile solo ove vi sia, contestualmente, la libertà economica, cioè il diritto di non essere oppressi economicamente e di partecipare, sia pure attraverso rappresentanti, alle decisioni finanziarie dello Stato.

Abbiamo in nuce il principio poi esplicitato nella Costituzione americana secondo cui no taxation without rappresentation, e il nucleo del bill of rights.

La stessa configurazione dello Stato moderno come erogatore di servizi e come garante del welfare state si basa sulla potestà decisoria e di controllo del Parlamento sulle strategie in materia di finanza pubblica.

Sottrarre questo compito al Parlamento in una democrazia occidentale significa attentare all'anima stessa della democrazia. Per venire all'oggi ci troviamo dinanzi ad una violazione grave di questo principio fondante, nella pretesa del governo attuale di non condividere con il Parlamento le scelte strategiche riguardo all'utilizzo dei rilevanti finanziamenti, a fondo perduto o a credito, provenienti dalla Ue.

Egualmente inquietante sarebbe ripetere la esperienza inutile e anticostituzionale delle task force, commissioni, tavoli etc. di "esperti", già fortemente criticata da Lettera 150, cui demandare decisioni che spettano solo al Parlamento. Nella nostra Costituzione materiale e formale è inscritto il principio di una suddivisione tra le funzioni di indirizzo politico strategico e quelle di mera amministrazione/esecuzione, cioè di uso concreto delle risorse allocate.

Il primo di pertinenza del Parlamento, come espressione, nelle sue componenti di maggioranza e minoranza, in dialettica tra loro, dell'intera Nazione, il secondo di perti­nenza del Governo, responsabile della iniziale proposta strategica, ma esecutore della volontà parlamentare quale che sia. Le funzioni di "indirizzo" e di "controllo" sono una­nimemente considerate di esclusiva pertinenza del Parlamento e non sono mai delegabili, neppure nelle situazioni di emergenza. La massima espressione di atto normativo emergenziale, cioè il decreto legge, è infatti assoggettato sia al controllo preventivo di legittimità sia al controllo successivo, nella forma della conversione o non conversione in legge.

E dunque profondamente antidemocratica la posizione di chi sembra ritenere che al Governo spetti la gestione in solitario delle risorse economiche in quanto soggetto amministratore della cosa pubblica. È una visione tendenzialmente autoritaria che riduce la gestione della finanza pubblica ad una sorta di accaparramento di risorse e che viola il principio di divisione dei poteri.

Desta quindi preoccupazione, per la tenuta democratica del nostro sistema, l'intenzione di non sottoporre alla elaborazione e poi alla decisione parlamentare l'allocazione generale delle rilevanti risorse europee. Soprattutto considerando due aspetti contingenti. Il primo, che l'ammontare delle risorse costituisce un patrimonio ingentissimo, pari a numerose leggi di stabilità, in grado di influire profondamente in futuro e a lungo sugli assetti economici, e quindi democratici, di questa Nazione. Il secondo, che tutto ciò avviene con la copertura di una situazione di emergenza prorogata in maniera probabilmente illegittima e certamente pretestuosa, perché ad oggi senza una situazione di gravissima pandemia in atto, che di fatto esclude dal controllo del Parlamento anche la fase esecutiva e prettamente amministrativa.

Di fatto si crea una oligarchia economico-amministrativa che ha a disposizione risorse come mai nella storia d'Italia e probabilmente in futuro. Data la eccezionalità dello stanziamento proveniente dall'Europa, la sua straordinar­ietà, legata ad una emergenza sanitaria, considerato l'ammontare, tale da incidere profondamente sulla società e sulla economia italiane, riteniamo infine che debba esserne necessaria una codecisione politica che metta maggioranza e opposizione nelle condizioni di collaborare per l'interesse superiore della nazione.

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“Libertà va cercando ch’è si cara, come sa chi per lei vita rifiuta”
(Dante Alighieri - canto I vv. 70-72)
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