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AGGIORNIAMO LA STRATEGIA ANTI COVID - 16-03-2021
2021, LETTERA150.IT

AGGIORNIAMO LA STRATEGIA ANTI COVID - 16-03-2021

Pubblicato sul sito Lettera 150.it il 16 marzo 2021

Stavo scrivendo l’articolo che segue a commento dell’ottima audizione di Parisi al Senato, quando ho saputo della sospensione del vaccino ASTRAZENECA sull’intero territorio nazionale.

Non entro ovviamente nel merito. L’accaduto va a genio con quanto avevo scritto nelle considerazioni iniziali dell’articolo. La sospensione di AZ costituisce uno di quegli intoppi cui mi riferisco nel testo, e al contempo alimenta i dubbi sulla esistenza di meccanismi sconosciuti e incontrollabili che potrebbero interferire pesantemente sui nostri progetti e quindi sul piano vaccinale.

Riprendo quindi il mio articolo,

Draghi finalmente cambia

Il Governo Draghi, a trenta giorni dal suo insediamento, mostra un significativo cambiamento di azione per il contrasto all’attuale pandemia.

Finalmente la macchina organizzativa è diretta da una persona competente e i meccanismi girano ben oleati.

Non possiamo esimerci, però, dal formulare critiche costruttive e suggerimenti per il bene comune.

Il prof. Guido Rasi, già ex presidente dell’Icmra, la coalizione che riunisce le autorità regolatorie del farmaco di tutto il mondo, fino a pochi mesi fa direttore esecutivo dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco, in una intervista del 26 febbraio u.s. ha manifestato seri dubbi sul raggiungimento della così detta immunità di gregge entro l’autunno dato che essa si realizza solo con la immunizzazione completa, e non solo con la vaccinazione, di almeno l’80& della popolazione sopra i 12 anni. A ciò si aggiunga la necessità di ripetere la vaccinazione annualmente e la concomitanza delle vaccinazioni anticovid con quelle ordinarie per l’influenza.

Il medesimo concetto è stato ripreso dal prof. Giorgio Parisi, Presidente della Accademia dei Lincei nella sua audizione al Senato del 9 marzo 2021.

Si spiega in quel documento che raggiungere l’immunità di gregge è un imperativo categorico, ma comporta il corollario che essa richiede percentuali di vaccinazione reali maggiori di quelle di cui sino ad oggi si è parlato (90% invece che 70% a causa della maggiore contagiosità delle nuove varianti e del calcolo circa la efficacia non al 100% del vaccino) ed inoltre una diffusione territoriale che va ben oltre il nostro Paese, ma coinvolge anche l’Europa e il resto del mondo. Osserva Parisi che non vi è solo la considerazione di un dovere morale nei confronti degli altri Paesi soprattutto non in grado di organizzarsi da soli, ma anche una questione di pura autodifesa. Se non si blocca l’epidemia nel terzo mondo il virus continuerà a circolare e a mutare e quindi a diventare più contagioso o più letale. Non sarebbe più possibile contenere le varianti.

Il documento Parisi conferma la pianificazione di Figliuolo circa il traguardo a regime di 500.000 dosi al giorno dalla metà di aprile in poi, già auspicato da rasi nella intervista citata, e il completamento del piano entro l’autunno.

La immunità di gregge non basta

Ma purtroppo, il documento Parisi pone sull’avviso circa la necessità, quand’anche tale risultato fosse raggiunto, di continuare le vaccinazioni a fronte del problema dei richiami e delle varianti al virus. In questo l’opinione coincide con quella del prof. Rasi.

Insomma, ci si apre uno scenario possibile, anzi probabile, in cui la mobilitazione vaccinale e la certezza della immunità di gregge si traspongano ben al di là dell’autunno prossimo. Non solo, questo allungamento di una situazione emergenziale non è privo di conseguenze lungo termine. Infatti, non si tratterebbe solo di completare una pianificazione vaccinale nei dettagli e limandone gli aspetti ancora incompleti, ma di continuare ad agire in una situazione di per sé ancora pandemica. Nel senso, cioè, che non potremmo dire nell’autunno che la pandemia è debellata e il virus eradicato, ma solo che abbiamo raggiunto un livello di copertura appena tranquillante e instabile. Dovremmo cioè ammettere che il virus continua a circolare e che, soprattutto se continua a variare, la trasmissione esponenziale del contagio potrebbe anche riprendere.

Ciò a mio avviso corrobora la convinzione che il pur ottimo Governo Draghi sul punto stia commettendo un errore strategico, continuando nella politica del ministro Speranza e del CTS dei soli lock down, sia pure in concomitanza con la campagna vaccinale.

Vaccinazione di massa e riduzione dei contatti sociali

In effetti, il Governo basa il suo intervento sul raggiungimento di due obbiettivi strategici: la vaccinazione di massa e la eliminazione o riduzione dei contatti sociali nel corso dei quali il virus si trasmette.

Esaminiamoli entrambi.

Vaccinazione di massa

Il primo si appalesa insufficiente da solo a porre in sicurezza il Paese, per due motivi. Prima di tutto per quanto si è osservato prima, e nello stesso documento Parisi, e cioè che anche il raggiungimento dell’obbiettivo pianificato non darebbe la certezza di avere risolto la situazione e si dovrebbe continuare una vasta campagna di vaccinazione, per un tempo non prevedibile. Quindi completare la vaccinazione dell’intera popolazione è un imperativo, ma da solo potrebbe essere insufficiente, o comunque condurre a una situazione instabile.

Lo stesso obbiettivo strategico, inoltre, è soggetto a una alea di rischio elevata.

Il piano, infatti, dipende in primo luogo dalla perfezione dei meccanismi logistici, sulla quale confidiamo attesa la notoria efficienza del generale Figliuolo e della logistica militare. Tuttavia ben sappiamo che talvolta vi sono situazioni imprevedibili e impreviste che nella specie potrebbero far calare il ritmo delle 500K dosi giornaliere assolutamente indispensabile negli scenari ipotizzati sia da Rasi sia da Parisi. Ciò costituisce un fattore di rischio da considerare nel bilanciamento decisionale.

In secondo luogo, la consegna dei vaccini non si appalesa, allo stato attuale, come un flusso certo, per le note vicende (tra cui ultima la sospensione di AZ). Anche per questa essenziale certezza, delle consegne certe nel tempo, nello spazio e nella quantità, affrontiamo un rateo di rischio molto elevato. Non solo per le asserite difficoltà produttive, ma anche per la possibilità che intorno alla questione dei vaccini si giochino partite geopolitiche non controllabili dai singoli Paesi.

In conclusione, il raggiungimento del primo obbiettivo strategico è sottoposto ad un rischio di fallimento abbastanza elevato, o quanto meno tale da spostare molto avanti nel tempo il raggiungimento della tranquillità sanitaria. Potrebbe andare tutto alla perfezione, ma con buona probabilità anche no ed è dovere di tutti prevedere anche il protrarsi di una situazione simil emergenziale per alcuni anni, anche se ormai trasformata in una situazione a regime.

Riduzione dei contatti sociali

Al primo obbiettivo strategico descritto, quindi, deve affiancarsi un obbiettivo strategico complementare che accompagni l’azione vaccinale per tamponare medio tempore il problema dei contagi.

Qui si appunta la critica. La complementarietà di questo secondo obbiettivo strategico non è limitata al completamento del piano vaccinale, come abbiamo posto in evidenza prima, ma destinata a durare nel tempo fino ad una fine che non è dato oggi ipotizzare. Ne consegue che l’obbiettivo scelto dal Governo è in sé sbagliato.

Esso si sostanzia nelle azioni dirette a impedire o diminuire i contatti sociali, ma non la trasmissione del virus, il che non è la stesa cosa.

Si obbietterà che impedire i contatti sociali serve appunto a impedire la trasmissione, ma è facile replicare che questo tipo di intervento manifesta un altissimo livello di irrazionalità, perché non aggredisce la causa del male, cioè la trasmissione del virus da persona a persona, ma solo uno degli strumenti di essa, per altro con una visione empirica e, allo stato, non ancora suffragata da certezze scientifiche, quali la effettiva distanza di trasmissione, il veicolo di essa, una certezza sui comportamenti dei corpi allo stato di aerosol etc.

Effetti collaterali del lock down

A ciò si aggiunga la considerazione tranciante che gli effetti non intenzionali degli strumenti necessari a raggiungere l’obbiettivo, sostanzialmente i vari lock down, sono insopportabili per una società, dal punto di vista sia economico sia psicologico, sia pedagogico.

Nel bilanciamento dei vari interessi, quindi, il Governo ha perpetuato la fallimentare politica del Conte2, sostanzialmente ripetendo il lock down (mascherato col giochino delle le regioni colorate, ma fino ad aprile sostanzialmente di lock down totale si tratta). Metodologia che abbiamo già sperimentato e che si è rivelata, a medio tempo, un vero fallimento. Non ha impedito, infatti, la seconda e terza ondata e non impedirà le prossime (salvo l’effetto concomitante dei vaccini che nel frattempo saranno somministrati) perché qualunque chiusura non è in grado di assicurare l’eliminazione al 100% dei contatti e quindi delle trasmissioni.

E’ corretto ritenere che in un frangente di vera emergenza, cioè di un fatto improvviso e imprevedibile come avvenne lo scorso anno, il lock down fosse l’unica misura immediata possibile, ma oggi a distanza di un anno tale situazione diviene inaccettabile. E, sia detto per inciso, dimostra la assoluta inefficienza e incompetenza del Governo Conte2 e del suo Ministro della salute.

L’associazione Lettera 150, ad esempio, già mesi addietro aveva sollevato la stessa problematica, proponendo dieci interventi da porre subito in cantiere proprio diretti non ad impedire il contatti sociali, ma la trasmissione (“Attrezzarsi Per La Resilienza Del Sistema Paese”, sul n. 3, anno I della rivista Lettera150). L’elenco delle misure proposte si trova in calce al presente articolo.

Per brevità cito, solo a mo’ di esempio, il raddoppio dei mezzi di trasporto pubblici, (invocato sin da ottobre 2020 anche da Francesco Vaia direttore dello Spallanzani) mediante l’utilizzazione dei mezzi militari e privati requisiti, il raddoppio delle aule e degli insegnanti, ovvero un serio impegno finanziario per la fornitura alle famiglie dei device per la DAD e degli abbonamenti gratuiti con i provider. Misure, queste ultime, attivate dal Ministero in quantità ridicola rispetto al fabbisogno perché non finanziate, l’investimento in apparati di disinfezione degli uffici pubblici e privati e delle scuole ed altri.

Giova osservare che il sottosegretario al ministero della Istruzione Rosario Sasso ha recentemente affermato che: “"Oggi le scuole purtroppo non sono luoghi sicuri …  Le scuole proposte in piena pandemia erano identiche a quelle pre-covid, al di là di qualche precauzione”. Il che equivale a confermare ciò che emergeva dagli studi sugli aerosol del prof. Saccani per conto di Lettera150.

In sostanza, l’obbiettivo deve essere quello permettere alla società di vivere la sua vita quasi normalmente, perché garantita che quelle attività usuali, come la frequentazione degli uffici pubblici degli autobus e delle metropolitane, delle palestre, delle scuole, dei ristoranti etc., avviene sotto l’usbergo di protocolli, strumenti, apparati tecnici, infrastrutture che riducono il rischio contagio a livelli epidemiologicamente accettabili.

Non è possibile far stare tutti a casa

D’altro canto, si rifletta sul fatto che nemmeno il lock down da zona rossa raggiunge livelli assoluti di sicurezza. Infatti esso non è totale, non impedisce cioè i contatti al 100% (e come mai lo potrebbe?) atteso, per tacer d’altro, che le eccezioni (motivi di lavoro, salute etc.) permettono comunque la circolazione e i contatti tra un numero elevato di persone.

A ciò si può obbiettare che già le attuali norme di chiusura combinano appositamente la riduzione drastica dei contatti dovuta al lock down e il rispetto dei protocolli, minimizzando il rischio a livelli soddisfacente. Ma occorre replicare che ciò avviene con enorme spregio delle esigenze dei cittadini e della società, addossando esclusivamente a loro il costo della operazione.

In sostanza oggi lo Stato pretende di conculcare i diritti naturali degli individui, ivi compresi i più basilari quali la circolazione, la scuola, la gestione del proprio domicilio, la pietà verso i parenti etc., chiedendo al cittadino di sacrificare tutto se stesso, ma non dando nulla in cambio (Non apriamo per carità di Patria il discorso delle casse integrazioni, degli indennizzi etc. perché fuori tema).

E non si tratta solo del mancato rispetto delle persone in quanto tali, ma anche della indifferenza verso una situazione economica che ci vedrà, alla fine, in condizioni forse irrisolvibili.

Centralità del Governo e della politica

Un’ultima considerazione, come corollario.

In un articolo dl 16 aprile 2020 su Il Dubbio (lo trovate su www,claudio.zucchelli.it) chiedevo chi dirigesse la politica in Italia, a fronte della totale delega che Conte aveva attribuito alle varie task force, tra cui anche il CTS. Osservavo che ciò aveva anche dei forti risvolti incostituzionali oltre che inefficacia delle decisioni,

L’andazzo è durato per tutti il Governo Conte ed ha registrato un climax soprattutto nella invadenza del CTS, alimentata dalla voglia della politica di delegare ad altri le decisioni pericolose, secondo il principio proprio di alcuni sedicenti politici: è ora che qualcuno si addossi le mie responsabilità!

A ciò si è aggiunta la smania di potere, visibilità e protagonismo propria dell’uomo, che ha determinato una situazione in cui la informazione è diventata caotica, confusionaria, contraddittoria, in cui tutti dicono il contrario di tutto, ma soprattutto in cui l’unica soluzione suggerita dagli esperti, secondo la loro ottica, e propugnata anche dal CTS, è appunto il lock down. La prof. Capua, ad esempio, pochi giorni orsono ha invocato due mesi di lock down totale, evidentemente indifferente, o ignara, delle conseguenze politiche (nel senso di incidenza sulla vita della polis). Orbene, ciò è inaccettabile perché questa è e deve essere solo una decisione politica, perché implica interessi anche non solo sanitari, ma vitali per il Paese e quindi un bilanciamento e un contemperamento che non è nelle corde del tecnico esperto, il quale, giustamente, è in grado di valutare solo il suo proprio mondo di conoscenze e di conseguenze che assurge così a valore assoluto.

Il bilanciamento di interessi, la riduzione ad unità delle problematiche, la sintesi nella decisione, l’assunzione della paternità politica perché possano poi dispiegarsi le conseguenze politiche di tale responsabilità, sta in mano al Governo e non al CTS e agli esperti, come è invece allo stato attuale.

Nei meccanismi costituzionali di governo i tecnici sono chiamati a rendere possibili le soluzioni trovate dalla politica, non a dettare essi le soluzioni. Chi non capisce questo semplice assioma è fuori dalla politica, dai meccanismi democratici della costituzione e realizza, sostanzialmente, una forma peculiare di Governo oligarchico e autoritario. Come Tocqueville metteva in guardia contro il Governo dei giudici (e da giudice dico: sante parole!) occorre oggi mettere in guardia dal Governo dei tecnici che ha sempre dato pessimi risultati, e non mi avventuro in paragoni storici che potrebbero sembrare offensivi.

Si obbietterà che solo i tecnici conoscono le conseguenze delle varie decisioni. La replica è molto semplice e scaturisce da ormai secolari rapporti tra il Potere e il Consigliere del Principe. Le categorie mentali dei tecnici, siano essi giuristi, medici o ingegneri, sono quelle giuste per risolvere problematiche giuridiche, mediche, ingegneristiche, ma solo le categorie della politica sono utili per risolvere problematiche politiche. Cosa diremmo di un politico che vuole suggerire la cura del raffreddore o la progettazione di una strada?

Sul lato della comunicazione importanti novità sono state adottate dal Governo Draghi per accentrare e controllare la comunicazione ufficiale. Ora esso riprenda in mano le redini della politica sanitaria, che non è una categoria della medicina ma della politica, decida di investire in quelle misure che abbiamo suggerito e sulle quali, finalmente, comincia a delinearsi un consenso anche di qualche partito.

 

Obiettivo 1o Luglio: proposta operativa per un’uscita graduale e controllata dalla crisi Covid-19

Scopo della proposta: adottare una strategia per l’uso delle risorse sanitarie:

  1. , finalizzata alla riapertura ed al mantenimento in sicurezza dell’istruzione a tutti i livelli e delle attività commerciali e produttive proteggendo le fasce di popolazione a rischio per ospedalizzazione e decesso da Covid-19.
  2. Promuovere una strategia nell’assegnazione delle risorse sanitarie che tenga in considerazione le patologie non-Covid.

Exit strategy:

Lettera 150 propone un piano articolato su 10 punti per poter pianificare l’uscita dalla crisi Covid entro il 1o Luglio 2021:

In via preliminare, si osserva che le misure preventive sin qui adottate mal si conciliano con una prevedibile situazione di convivenza con il virus della durata ad oggi non quantificabile.

Occorre quindi che la società si attrezzi con misure non più emergenziali, ma a regime che concilino la tutela della salute e della vita umana, con l’ordinato dispiegarsi della società civile, nei suoi aspetti giuridici, economici, relazionali, educativi, psicologici, culturali, abbandonando la mentalità e soprattutto gli strumenti giuridici emergenziali, adottando misure di lungo periodo che scandiranno la normalità della vita quotidiana.

  1. Strategia contenitiva – Dispositivi personali e misure collettive di protezione – Lotta alla diffusione materiale del virus.

 

  • Dispositivi personali
    • Obbligatorietà delle mascherine FFP2 in luogo delle mascherine chirurgiche.
    • Garantire che le forniture di mascherine siano sufficienti per tutta la popolazione attiva ponendole a diposizione nei seguenti modi:
      • , Fornitura periodica ai pubblici dipendenti di quantità sufficienti a coprire il fabbisogno familiare;
      • Messa a disposizione da parte delle forze dell’ordine dei cittadini riscontrati privi del dispositivo nei luoghi obbligatori (alteraniva alle sanzioni).
      • Dispensabilità da parte del SSN, senza prescrizione insieme al gel disinfettante portatile.

  • Misure collettive di protezione - Sanificazione degli ambienti

  • Predisposizione e fornitura agli uffici pubblici e alle scuole di strumenti di sanificazione ambientale e ristrutturazione dei locali al fine della dovuta aereazione.
  • Predisposizione di protocolli di routine per la sanificazione e areazione. In particolare, nelle scuole si deve adottare una strategia di trattamento dell'aria ed applicazione di NFI commisurate al rischio relativo legato alla didattica in presenza
  • Identiche misure del punto 1.2.2. sui mezzi pubblici di trasporto.

  1. Strategia vaccinale

Basata sul rischio relativo alle fasce di età come emerso dai dati epidemiologici e statistici forniti dall’ISS, con un piano realistico per la vaccinazione delle fasce essenziali a rischio entro il 30 giugno. In funzione della ormai certezza della incidenza maggiore di esiti infausti per gli over 60 occorre dare loro priorità.

In particolare, gli attualmente disponibili vaccini ad mRNA Pfizer e Moderna, con un’efficacia superiore al 90%, dovrebbero essere prioritariamente utilizzati nella fascia di età 60-75, al fine di ridurre la letalità ed il peso sulle strutture ospedaliere, in particolar modo la pressione sulle strutture di terapia intensive. L’uso dei vaccini ad mRNA nei soggetti a rischio per patologie pregresse o sottoposti a trattamenti chemioterapici o immunosoppressivi, dovrebbe essere valutato caso per caso su indicazione del medico curante o di famiglia.

  • Fermo restando che Forze di Polizia e le FFAA avranno una loro autonoma programmazione, e dopo aver dato la priorità agli over 60, a livello locale queste dovrebbero essere le priorità:
    • Personale viaggiante sui mezzi di trasporto pubblico, personale scolastico e universitario, medici di base, farmacisti e personale addetto alla cura delle persone
    • Personale di sportello degli uffici pubblici e privati, organizzazioni del volontariato effettivamente impegnate in attività anti COVI
    • Addetti ai servizi e produzione nella filiera agroalimentare compresi i Gruppi Organizzati Domanda Offerta (GODO).
    • Personale di cucina e di sala nei servizi alla ristorazione ed al turismo
    • Addetti ad attività relative allo sport professionale, dilettantistico, piscine e palestre.
    • Addetti agli spettacoli di qualsiasi tipo ed ai musei.
  • Occorrono Piani Locali di Vaccinazione (PLV) utilizzando i medici del Territorio e le stesse farmacie, a cura delle ASL sulla base della numerosità delle classi di età ricavate dai registri di anagrafe, coordinati con le anagrafi vaccinali regionali. Ciò per non gravare le strutture ospedaliere di ulteriori compiti.
  • Le Regioni saranno oberate per un tempo considerevole dalla gestione delle patologie connesse con il COVID 19 quindi gli Enti locali debbono organizzarsi per gestire la parte attiva della popolazione che comunque è quella che contribuisce per la maggior parte alla diffusione del virus con i contagiosi asintomatici. Lo strumento giuridico potrebbe essere un accordo in conferenza unificata con il Ministero dell'Interno per un programma di 24 mesi da aggiornare poi sulla base dei dati pandemici.

  1. Strategia di tracciamento
    • Realizzare il piano già proposto ad agosto, per raggiungere il target di 400.0000 tamponi giornalieri. Occorre potenziare allo scopo la rete con almeno un laboratorio per regione e 20 laboratori mobili.
    • E’ stato già messo a punto un modello organizzativo concreto per realizzare circa 1.3 milioni di tamponi al giorno.

 

  1. Strategia di rilancio, rafforzamento, coordinamento della medicina sul territorio.
    • Ai fini del contenimento è inefficiente il modello regionale di assistenza sanitaria incentrata su grandi ospedali. Quindi, va potenziata la Medicina del Territorio incardinata sui Comuni o loro aggregazioni con servizi basati sulla tecnologia 4.0 (mettendo in rete medici, pazienti e servizi connessi (farmacie, poliambulatori, assistenza domiciliare).
    • Adeguamento delle strategia di quarantena ed isolamento domiciliare alle linee guida OMS, CDC ed ECC. con l’utilizzazione delle strutture COVI HOTEL per la quarantena solitaria ove non sia possibile un adeguato isolamento all’interno.

  1. Riapertura in sicurezza dei locali destinati all’istruzione frontale.
    • Occorre agire con strumenti amministrativi e organizzativi lungo due direttrici alternative
      • Per la didattica frontale:
        • Ampliare la disponibilità di aule per diminuire il numero di alunni per classe. E quindi reperire con urgenza nuove aule anche utilizzando immobili demaniali non utilizzati allo stato. La competenza è dei comuni che possono procedere con ordinanze contingibili e urgenti e anche a requisizioni d’urgenza con indennizzo.
        • Conseguentemente, assumere a tempo determinato docenti, anche richiamando, se necessario, quelli andati in pensione negli ultimi cinque anni.
        • Affiancare alle misure dirette al sistema scolastico quelle riguardanti il sistema dei trasporti, che ne è complementare.
        • Rafforzare le misure di sicurezza personale in classe e nelle vicinanze delle scuole, prevedendo la distribuzione gratuita e l’uso di mascherine FFP2 e la vigilanza antiassembramento all’uscita degli studenti;

  • Per la DAD:
    • Investire nell’acquisto di tablet o PC da fornire in comodato a tutti gli alunni che seguano la DAD e non ne siano dotati in famiglia.
    • Stipulare convenzioni apposite con i provider per acquisire strumenti di traffico dati (schede o fibra) al costo (va da sé che tale misura costituirebbe anche un passo avanti nell’investimento per la digitalizzazione del Paese, cui gli stessi provider sono interessati);

  1. Strategia per una riduzione del rischio relativo dei trasporti in particolare di quelli dedicati agli studenti.

La capienza massima prevista per i messi di trasporto urbano è all’evidenza incapace di garantire un effettivo distanziamento. E’ quindi necessario provvedere:

  • Indurre comuni e Regioni con gli opportuni finanziamenti a ampliare i mezzi disponibili, utilizzando le procedure d'urgenza di cui all'art. 63 del Codice dei contratti, che consentono di espletare le gare in circa un mese, o adottando eccezioni temporanee al codice.
  • Utilizzare mezzi di trasporto delle FFAA e, su convenzione, autobus turistici privati, oggi costretti alla inattività, e comunque anche ricorrendo, se del caso, allo strumento della requisizione in uso d’urgenza (con indennizzo);
  • Assunzioni a termine di conducenti, soprattutto reclutati dagli NCC rimasti senza lavoro.
  • Convenzioni con le compagnie di taxi.

  1. Strategia per fronteggiare la carenza di vaccini. – Licenza obbligatoria e sub licenza
    • Potrebbero ripetersi nel tempo atteggiamenti scorretti delle case farmaceutiche. In tal caso occorre prepararsi ad adottare misure drastiche anche per sedersi a un eventuale tavolo di trattative con una forza contrattuale. Riteniamo, quindi, sia opportuno:
      • approntare immediatamente le procedure per ricorrere, al bisogno in tempi brevissimi, alla così detta licenza obbligatoria a favore dello Stato prevista dagli accordi internazionali TRIPS sulla proprietà intellettuale, come salvaguardia di interessi pubblici essenziali come quello alla salute.
      • In subordine, occorre prevedere e reperire le risorse per stipulare accordi per la sub licenza a favore della industria farmaceutica italiana, ove la stessa sia in grado di affrontarne la produzione. Ciò, in prospettiva, permetterebbe anche l’ingresso di tale settore nel circuito futuro della produzione dei vaccini su scala mondiale.

  1. Strategia di investimento sul tracciamento genomico delle varianti del Covid-19, anche attraverso uno stretto coordinamento a livello centrale delle diverse realtà d'eccellenza - pubbliche e private - che in Italia dispongono già degli strumenti necessari a questo tipo di sorveglianza.

  1. Uso degli anticorpi monoclonali in terapia ospedaliera e/o domiciliare assistita

  1. Applicazione diffusa di sistemi di telemedicina nella assistenza domiciliare in un network integrato paziente<> medico di base<>struttura assistenziale<>ospedale COVID

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“Libertà va cercando ch’è si cara, come sa chi per lei vita rifiuta”
(Dante Alighieri - canto I vv. 70-72)
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